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Lunga vita al Presidente

Mattarella, con semplicità e quasi, direi, candore, ha snocciolato quasi tutte le incontrovertibili motivazioni per non andare a elezioni anticipate, aprendo così la strada all’inevitabile ultimo, all’esito finale. Infausto? Forse il meno peggio. Ai posteri…

Diciamo subito perché “quasi tutte”. Non ha menzionato – in effetti non poteva farlo – l’immane casino che la corsa al voto avrebbe scatenato. Con il parlamento ridotto di un terzo, al di là dei facili – e dissennati, ma di questo tra un momento – slogan, nessun dirigente politico voleva veramente andare a votare. Men che mai i parlamentari, uno su tre dei quali non avrebbe ritrovato lo scranno. Si sarebbe profilata una campagna elettorale all’ultimo sangue. Altro che distanziamento e prevenzione del contagio!

Mi hanno molto colpito le motivazioni elencate, una dopo l’altra. Come colpi di martello a inchiodare la iena e lo sciacallo (Meloni-Salvini) alla responsabilità delle loro parole. Votiamo subito. L’Italia ha bisogno di un governo stabile e coeso. E così via.

Come se.

  • Come se avessimo la palla di vetro per poter dire che nei prossimi due mesi, per fermarci al periodo di campagna elettorale (comizi, dibattiti ecc.), l’ondata dei contagi continuerà a decrescere… felice, senza colpi di coda. Certo, lo diamo per scontato, come no?
  • Come se gli stalli dopo le precedenti elezioni non avessero indicato niente. Mi riferisco ai 4 mesi trascorsi prima di formare un governo, dopo le elezioni, nel 2013 con la vittoria del M5S (nessuno voleva allearsi con questi “appestati”, vero?). E poi, però, addirittura ai 5 mesi, nel 2018, per arrivare al governo M5S-Lega (che al Movimento è costato metà dei consensi – o sbaglio?).

Stalli su stalli. Ma noi ora siamo certi, in forza di sondaggi e vento di stampa “in poppa”, che le cose andrebbero diversamente.

Sommessamente sottolineo che 2 mesi prima e 4 mesi dopo fanno sei mesi. Dopodiché c’è tutta la baracca governativa da metter su. No, perché a far proclami si fa presto, ma non è serio.

Bon, mi fermo qui.

Mattarella ha elencato i motivi che sconsigliano le elezioni e credo che se ne elencava qualcuno in meno sarebbe comunque stato sufficiente a dare dei pressapochisti, dei superficiali e degli incompetenti alla iena, allo sciacallo e al loro coro.

Purtroppo, resta un problema, un problema, direi, di natura psichiatrica. Ma andiamo con ordine. Forse possiamo nutrire un qualche ottimismo (ho detto “un qualche”, non ci allarghiamo).

Il Presidente, Mattarella, sa il fatto suo.

Si è mosso con ordine e metodo: per cerchi concentrici.

Dopo aver invitato i partiti che facevano parte della precedente compagine a formare un governo politico, si è rivolto a tutte le forze presenti in parlamento, chiedendo loro di aiutare il formarsi di un “governo di alto profilo che non debba identificarsi in alcuna formula politica”. Non più una parte: tutti. Non più politico: istituzionale, tecnico, “del Presidente”, o come dir si voglia.

Per questo ha chiamato Draghi – che a me basta guardarlo in faccia e mi vengono i bordoni – e con questa mossa metterà la pietra tombale sull’imprevisto parapiglia creato dalle mosse schizoidi di un Renzi ormai fuori controllo. In tutti i sensi.

Per inciso, questo individuo, pur con tutto il mestiere del mondo, con la sua messa in scena si è spinto oltre l’irreparabile, andando cioè totalmente fuori controllo, dando dell’incompetente al Presidente del Consiglio (questo in sostanza, ha fatto – tutto il resto sono solo “dichiarazioni”). E i contenuti? La grande occasione per il nostro Paese (ma dai, se n’è accorto solo lui?), il bisogno di investire su scuola, università e ricerca, sull’ambiente, sull’innovazione… Certo, a sinistra c’è da immaginarsi che trovasse solo porte blindate.

Soprattutto, non è da credere, detto da lui, perché cavolo, mi si perdoni l’inciso nell’inciso, ma per solo parlare di ambiente, chi ha fatto qualche battaglia a sinistra, a Firenze o in Toscana, non avrà mancato di sentire l’odio, l’avversione direi viscerale dei cosiddetti renziani che promuovevano i termovalorizzatori.

Purtroppo, tocca notare che l’opzione Draghi era comunque presente nel doppio discorso (dichiarazioni + veline), per giunta reiterato, dai toni deliranti e incattiviti, e che questo gli darà modo di restare “in onda” e di giocarsela un altro po’.

Non dimentichiamo che la già nota velocità, il cambio repentino, ora sublimati nell’impudicizia del doppio registro comunicativo di cui sopra (altro esempio: non vogliamo poltrone, ma poi discutono perfino di chi vogliono a dirigente della tale agenzia…), riempiranno come minimo di molta altra sporcizia il discorso politico dei mesi a venire.

È qui che, in fondo a tutto, aspetto il Presidente.

Dopo aver liquidato la sbornia del voto anticipato della iena e lo sciacallo, mi auguro che Mattarella dia una chiara consegna al presidente incaricato: nessun riconoscimento – io direi “radicale disconoscimento” – a chi questa crisi ha tenacemente e pervicacemente creato e mantenuto fino alla fine, cioè quella sigla politica, sommamente ironica nel suo definirsi “viva”. Di fatto letale nell’azione e mortifera in quanto a prospettiva di sopravvivenza.

Psichiatri di tutto il Paese unitevi, perché ci sarà da tenerne a bada il capetto per ancora qualche tempo.

Poi, mi auguro che non sia una risata ma un mesto sguardo rivolto in basso ad accompagnarne l’uscita di scena.